L’approvazione della Regola dell’Ordine dei Minimi ebbe un lungo iter con la stesura di diverse versioni. Con il diploma Decet nos, del 30 novembre 1470, l’arcivescovo di Cosenza, mons. Pirro Caracciolo, aveva autorizzato la “Congregazione eremitica di S. Francesco d’Assisi”, sorta attorno a Francesco di Paola, a stilare uno statuto, purché conforme ai canoni della Chiesa.
Il primo statuto fu probabilmente la “Protoregola”, un documento la cui genesi e applicazione è ancora tutta da chiarire. Si tratta di un testo in lingua francese – probabilmente una traduzione – sul quale è stata apposta la data 1474. Ancora non è chiaro se fosse stato sottoposto all’approvazione dell’autorità della Chiesa oppure no, ma certamente appartiene all’Ordine dei Minimi per via dei continui richiami alla vita quaresimale.
L’approvazione di una regola per la Congregazione eremitica di Francesco di Paola incontrò inizialmente la resistenza da parte della Chiesa per via del divieto imposto dal Concilio Lateranense IV.
La prima versione della Regola per i frati fu approvata da papa Alessandro VI il 26 febbraio 1493 (Meritis Religiosae vitae).
Dopo otto anni, Francesco volle sottoporre all’autorità della Chiesa anche la Regola per il Terz’Ordine e nel contempo rivedere il testo di quella del Primo Ordine, che si era esteso in Francia. Con l’approvazione di Alessandro VI di questa seconda versione della Regola, il 1 maggio 1501 (Ad ea quae circa), l’Ordine dei Minimi passò definitivamente dallo stile di vita eremitico a quello cenobitico.
Il 18 giugno 1502 (Ad fructus uberes), lo stesso Pontefice approvò, sostanzialmente immutata, la terza regola dei frati e la seconda dei terziari. Il motivo di un intervento pontificio così ravvicinato, probabilmente era solo di natura formale: la precedente versione non era stata sottoposta al giudizio del collegio dei cardinali e si temeva che ciò avrebbe potuto invalidarla.
L’ultima versione della Regola – la quarta – fu approvata da Giulio II il 28 luglio 1506 (Inter Coeteros), con la sostanziale innovazione data dall’introduzione della regola per le claustrali.